OBERWALTERSDORF (AUSTRIA), 7 giugno - Perché scegliere? «Magari venissero entrambi alla Juve...», ha risposto infatti Alessandro Del Piero, dal ritiro dell'Italia, a chi gli chiedeva dell'interessamento della per Xabi Alonso e Alberto Aquilani.
LA DETERMINAZIONE - «Achille è sempre dentro di me, come spirito». Perché Del Piero, quando si parla di Italia, è sempre lì ad aspettare il suo momento. Come in Germania due anni fa, quando appunto si paragonò al leggendario eroe greco, che sulla collina attendeva di entrare in battaglia. «Rispetto a due anni fa, però, ce ne sono di differenze: c'è un ct diverso, ci sono anche altri compagni, non è proprio la stessa situazione. E poi arrivo a questo appuntamento in condizioni decisamente migliori».
DUE ANNI FANTASTICI - «Vengo da due anni fantastici (promozione in A con la Juve e qualificazione alla Champions League, il tutto condito da due titoli di capocannoniere, ndr), ma anche i precedenti non sono stati male... Mi sento soddisfatto dei risultati che sono riuscito a guadagnarmi sul campo e sono felice della convocazione. Ho fatto e mi sono accadute cose importanti. Insomma, sono successe molte cose ma la mia voglia di fare bene è rimasta la stessa. Sono felice come non mai e spero si possa realizzare tutto quello che sento nel cuore».
LA CONCORRENZA - Per entrare in battaglia, però, dovrà vincere la concorrenza di Antonio Di Natale e volendo Antonio Cassano, gli ultimi due di una lunga serie. Per lui infatti, recordman azzurro di presenze nelle fasi finali di Mondiali ed Europei (7 come Paolo Maldini), i dualismi durano praticamente da dodici anni. «Perché alla fine io ci sono sempre in Nazionale - ha sorriso il capitano della Juventus - quindi è normale che mi debba giocare il posto con altri. Se non ci fossi non ci sarebbe alcun dualismo... Ma alla fine sono sempre qui. E il fatto di averci creduto, anche in momenti difficili, è un merito. Per esempio, io ho sempre confidato anche nel fatto di potere essere convocato pure per questi Europei».
IL RUOLO - «Può essere quello di Di Natale, è vero, ma il ct mi ha utilizzato anche dietro a Toni. Donadoni, con me, ha diverse soluzioni d'attacco e credo che stia già pensando a tutte le varie alternative. Dico questo perché ritengo che il tecnico sia pronto a cambiare a seconda delle sue sensazioni in tutti in reparti, quindi anche in attacco. Da parte mia, c'è la massima disponibilità. Donadoni sa che io mi sento una seconda punta, non è un mistero, ma nessun diktat».
LA FASCIA DI CAPITANO - In ballo, dopo l'infortunio di Fabio Cannavaro , c'è anche la fascia di capitano... Del Piero, con le sue 86 presenze, è il più "anziano". Ma la fascia, visto che l'attaccante non è un titolare (nella sua carriera in Nazionale l'ha indossata cinque volte), potrebbe andare a Buffon: «Ci sono anche altri che per personalità, oltre che per presenze, possono indossare quella fascia - ha detto Del Piero - Come appunto Buffon. Ma se mi chiedete se mi sento capitano io rispondo che mi ci sento. Sono pronto ad assumermi questa responsabilità».
GLI EUROPEI E L'OLANDA - «Siamo i campioni del mondo in carica e magari può sembrare ovvio che dovremmo anche vincere l'Europeo. Ma non è così, può anche non accadere. Non è facile, non giochiamo da soli. Giochiamo con altre squadre che in alcuni reparti sono più forti di noi, in altri invece ci sono sotto. Il nostro attacco, per esempio, ha un grosso potenziale. Abbiamo davanti grandi giocatori. Però saremo i primi solo se riusciremo a vincere. Alla fine è l'unica cosa che conta. Personalmente per l'esordio con l'Olanda sarò pronto al 110 per cento, poi sarà Donadoni a decidere. Certo gli Europei sono l'unica cosa che mi manca e questo per me è uno stimolo in più».
L'ATTESA - Peraltro l'attesa per la prima conferenza di Del Piero da quando è cominciato il ritiro era altissima: notevoleil numero di televisioni e giornalisti stranieri presenti, che hanno gremito la sala principale delle conferenze molto prima che l'attaccante arrivasse. Poi, quando il giocatore ha finito di raccontare il suo approccio all'Europeo, è stata vera e propria ressa festosa, con fotografi professionali e non a chiedere uno scatto e un numero senza fine di autografi. Del Piero, letteralmente accerchiato da decine di persone, si è fermato più volte e volentieri, trattenendosi per un'altra manciata di minuti fino all'uscita dove lo attendeva la macchina.
LA DETERMINAZIONE - «Achille è sempre dentro di me, come spirito». Perché Del Piero, quando si parla di Italia, è sempre lì ad aspettare il suo momento. Come in Germania due anni fa, quando appunto si paragonò al leggendario eroe greco, che sulla collina attendeva di entrare in battaglia. «Rispetto a due anni fa, però, ce ne sono di differenze: c'è un ct diverso, ci sono anche altri compagni, non è proprio la stessa situazione. E poi arrivo a questo appuntamento in condizioni decisamente migliori».
DUE ANNI FANTASTICI - «Vengo da due anni fantastici (promozione in A con la Juve e qualificazione alla Champions League, il tutto condito da due titoli di capocannoniere, ndr), ma anche i precedenti non sono stati male... Mi sento soddisfatto dei risultati che sono riuscito a guadagnarmi sul campo e sono felice della convocazione. Ho fatto e mi sono accadute cose importanti. Insomma, sono successe molte cose ma la mia voglia di fare bene è rimasta la stessa. Sono felice come non mai e spero si possa realizzare tutto quello che sento nel cuore».
LA CONCORRENZA - Per entrare in battaglia, però, dovrà vincere la concorrenza di Antonio Di Natale e volendo Antonio Cassano, gli ultimi due di una lunga serie. Per lui infatti, recordman azzurro di presenze nelle fasi finali di Mondiali ed Europei (7 come Paolo Maldini), i dualismi durano praticamente da dodici anni. «Perché alla fine io ci sono sempre in Nazionale - ha sorriso il capitano della Juventus - quindi è normale che mi debba giocare il posto con altri. Se non ci fossi non ci sarebbe alcun dualismo... Ma alla fine sono sempre qui. E il fatto di averci creduto, anche in momenti difficili, è un merito. Per esempio, io ho sempre confidato anche nel fatto di potere essere convocato pure per questi Europei».
IL RUOLO - «Può essere quello di Di Natale, è vero, ma il ct mi ha utilizzato anche dietro a Toni. Donadoni, con me, ha diverse soluzioni d'attacco e credo che stia già pensando a tutte le varie alternative. Dico questo perché ritengo che il tecnico sia pronto a cambiare a seconda delle sue sensazioni in tutti in reparti, quindi anche in attacco. Da parte mia, c'è la massima disponibilità. Donadoni sa che io mi sento una seconda punta, non è un mistero, ma nessun diktat».
LA FASCIA DI CAPITANO - In ballo, dopo l'infortunio di Fabio Cannavaro , c'è anche la fascia di capitano... Del Piero, con le sue 86 presenze, è il più "anziano". Ma la fascia, visto che l'attaccante non è un titolare (nella sua carriera in Nazionale l'ha indossata cinque volte), potrebbe andare a Buffon: «Ci sono anche altri che per personalità, oltre che per presenze, possono indossare quella fascia - ha detto Del Piero - Come appunto Buffon. Ma se mi chiedete se mi sento capitano io rispondo che mi ci sento. Sono pronto ad assumermi questa responsabilità».
GLI EUROPEI E L'OLANDA - «Siamo i campioni del mondo in carica e magari può sembrare ovvio che dovremmo anche vincere l'Europeo. Ma non è così, può anche non accadere. Non è facile, non giochiamo da soli. Giochiamo con altre squadre che in alcuni reparti sono più forti di noi, in altri invece ci sono sotto. Il nostro attacco, per esempio, ha un grosso potenziale. Abbiamo davanti grandi giocatori. Però saremo i primi solo se riusciremo a vincere. Alla fine è l'unica cosa che conta. Personalmente per l'esordio con l'Olanda sarò pronto al 110 per cento, poi sarà Donadoni a decidere. Certo gli Europei sono l'unica cosa che mi manca e questo per me è uno stimolo in più».
L'ATTESA - Peraltro l'attesa per la prima conferenza di Del Piero da quando è cominciato il ritiro era altissima: notevoleil numero di televisioni e giornalisti stranieri presenti, che hanno gremito la sala principale delle conferenze molto prima che l'attaccante arrivasse. Poi, quando il giocatore ha finito di raccontare il suo approccio all'Europeo, è stata vera e propria ressa festosa, con fotografi professionali e non a chiedere uno scatto e un numero senza fine di autografi. Del Piero, letteralmente accerchiato da decine di persone, si è fermato più volte e volentieri, trattenendosi per un'altra manciata di minuti fino all'uscita dove lo attendeva la macchina.
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